Occorre dare priorità all’innovazione e agli investimenti come motore trainante per la ripresa dell’economia italiana ed internazionale. Le nuove tecnologie e le relative trasformazioni dell’ecosistema paese stanno portando ad una completa rivalutazione dell’operato delle imprese e dei bisogni dei cittadini. Per seguire con successo questo percorso, i giovani innovatori italiani sono in prima fila al fianco delle istituzioni per evidenziare la necessità di un maggiore impegno sul fronte della digitalizzazione a sostegno delle aziende e della pubblica amministrazione. Sostenibilità e sicurezza restano pilastri fondamentali su cui poggiare solide fondamentali per un’economia resiliente, più inclusiva e aperta alle future generazioni. Un dialogo che passa necessariamente da una cooperazione pubblico-privata tra i maggiori stakeholder per cogliere l’opportunità di una veloce crescita e nuova prosperità economica e sociale. Questo l’appello, a latere della 47esima edizione del Forum Ambrosetti di Cernobbio, dell’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori.
Il quadro macroeconomico, mostra come la crisi pandemica abbia registrato il peggior calo del dopoguerra: ora Pil in forte ripresa +6%, Italia al +4,9%. E con la ripresa economia volano i prezzi delle materie prime. Secondo Ambrosetti la fiducia tra le imprese italiane ha raggiunto il suo massimo storico dal marzo del 2014, raddoppiando rispetto a giugno da 30,2 a 70,6 punti. Ottimismo quindi sulla ripresa condizionato al fatto che non si torni alle chiusure. A livello mondiale resta comunque preoccupazione per l’andamento dell’inflazione e per una possibilità che questo porti le banche centrali a stringere la politica monetaria e aumentare i tassi d’interesse. Questo per l’Italia sarebbe un problema, essendo un Paese molto indebitato, come detto al Forum Ambrosetti.
E sull’universo della pubblica amministrazione e smart working discussi al Forum Ambrosetti, restano diversi i pareri. Un dato confermato dal primo sondaggio sul lavoro ibrido condotto tra imprenditori e manager. Il 70,5% lo ha promosso, il 20,5% ha detto che gran parte dei lavoratori torneranno in ufficio a tempo pieno e solo il 2,3% ritiene che si continuerà con il lavoro da remoto. Fiduciosi comunque gli operatori del mondo della finanza che restano convinti che il Paese stia rispondendo bene al Pnrr.